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L'edificio preso in esame si trova a circa due chilometri da Castiglione delle Stiviere, nella frazione di Santa Maria, non molto distante dalla strada statale del Benaco che porta verso Desenzano del Garda. La località è rimasta praticamente intoccata dall'intenso sviluppo urbanistico che ha interessato Castiglione dagli anni 60 in poi e pertanto conserva la pace e la tranquillità tipica dei conventi.

In riferimento allo specifico del territorio di Castiglione delle Stiviere si hanno numerose testimonianze archeologiche e il luogo in cui sorge il convento è ricco di storia: vi si stanziarono Etruschi, Romani, l'ordine dei frati eremiti, i Frati Minori Osservanti e la famiglia di san Luigi Gonzaga.

 Documenti storici attestano che già attorno all’anno mille, nella zona di Santa Maria vi fosse un monastero. Non è lo stesso che noi possiamo vedere oggi, che risale al 1400, ma è così dimostrato che nel luogo vi fosse una preesistenza religiosa. È noto, inoltre, che nel 1567 un’ala del convento venne destinata al marchese Ferrante ed alla moglie Marta Tana (padre e madre di San Luigi), che amavano trascorrervi i giorni d’estate con tutta la famiglia. È proprio qui che nel 1584 San Luigi, in disaccordo con il padre circa la sua vita religiosa, si ritira per pregare e flagellarsi.Questa stanza, che conservava ancora schizzi di sangue del santo, venne nel 1891 consacrata a cappella votiva dal vescovo Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio IX.

     

Nel 1776 il paese diventa teatro della battaglia tra Austriaci e Francesi che termina con la vittoria di quest'ultimi e nel 1778 il convento venne destinato a locale per i Francesi ammalati di cui si conservano ancora delle scritte incise nelle mura del convento.

Nel 1804 i fratelli Sabelli, divenuti proprietari del convento, cominciarono a demolire il complesso. Fortunatamente questo scempio venne fermato in tempo e almeno una parte dell’intera struttura è ancor oggi esistente. Nel 1846 il convento venne acquistato dalla congregazione delle suore Nobili di Gesù di Castiglione delle Stiviere che lo possiede tuttora.

 

     

Il convento si presenta cinto da mura al cui interno sono compresi i terreni che i frati coltivavano fruttuosamente grazie alla sorgente che anche d'estate mantiene i terreni bene irrorati. All’interno delle mura vi è anche la Villa Romana che venne scoperta nel 1995. Essa si trova all'ingresso della cinta e probabilmente proseguiva anche all'esterno di essa. Di notevole importanza sono i mosaici pavimentali a tessere bianche e nere che ne ornavano i pavimenti e le cisterne che testimoniano l'avanzato sistema di raccolta e di riscaldamento delle acque di cui disponevano i romani.


 

     

Il fronte verso est del convento desta immediatamente l'interesse e l'ammirazione. Esso è composto da due ordini di archi poggianti su eleganti colonne di marmo. L'ordine del piano terreno ha colonne toscane con base attica; quello del piano superiore (con interassi uguali alla metà di quelli del piano terreno) è formato anch’esso da colonne toscane, che però hanno la base propria di tale ordine. Di grandissimo interesse è anche il sotterraneo, parzialmente interrato. Vi è un corridoio coperto da una volta a botte di perfetta esecuzione. Le sue pareti e la volta sono ricoperte da un intonaco bianco durissimo e perfettamente liscio.

Nei sotterranei vi è un passaggio murato che studi fanno ricondurre ad un collegamento con il castello dei Gonzaga che si trova nel centro del paese.


 

     

Si notano,poi, sul terreno dei pozzetti e le coperture di cunicoli che raccolgono le acque sorgive e le fanno confluire verso l'esterno: sono le opere costruite per lo sfruttamento del fontanile.

Ma la parte più interessante di questo sotterraneo è un locale a volta: in esso si raccoglie, prima di avviarsi lungo i cunicoli, l'acqua di una ricca sorgente perenne. Oggi nel vano, che ha la forma di una semisfera sovrapposta ad un cilindro, non si nota alcuna traccia dei mosaico che testimonianze affermano vi fossero.

La forma di questa volta ci dice a priori esser stata costruita in epoca in cui l'arte era ancora nella sua infanzia, per la irregolarità della linea e per la consistenza primordiale.

Diversi studiosi hanno analizzato la vasca che accoglie l’acqua di sorgente e, pur giungendo a conclusioni differenti, concordano che la sorgente sia un’opera da riferirsi ad un periodo precedente a quello romano. Solo indagini archeologiche più approfondite potrebbero gettare luce sul mistero dell'origine della sorgente.

 

 

 

 

 

    Il  nostro lavoro è consistito, dopo un rilievo geometrico del complesso, in un rilievo materico con cui si è mappata tutta la superficie individuando ogni singolo materiale. Quello presente maggiormente è l'intonaco in malta di calce che riveste la muratura mista composta prevalentemente da ciottoli morenici che affiorano qua e là.

Per ogni materiale mappato è stato in seguito individuata quale patologia vi insistesse. In generale le patologie che interessano l'edificio sono dovute all'umidità causata dalla presenza della sorgente nel sottosuolo. Si riscontrano infatti efflorescenze, macchie da risalita capillare, agenti biodeteriogeni come i muschi e le alghe, e in vari punti vi è il distacco dell'intonaco superficiale

Le parti in marmo più esposte, come i davanzali delle finestre e le colonne del loggiato sono interessate da erosione causata dagli agenti atmosferici e da patine biologiche dovute alla presenza di umidità, sia di risalita che di percolamento.

Alla combinazione di materiale e patologia è stato assegnato un codice alfanumerico che identifica la relativa scheda di intervento.

Per quanto riguarda il rilievo statico dell'edificio sono state globalmente individuate le cause delle fessurazioni presenti e sono stati verificati gli interventi presenti, considerando un  rinforzo degli stessi, ad esempio affiancando le catene di sezione ridotta con altre nuove. Le volte del loggiato presentano una diffusa esfoliazione e numerose fessure probabilmente dovute al sisma del 2004 che ebbe epicentro a Salò. Le travi del sottotetto inoltre andranno chiodate e ammorsate ai muri cosicché fungano loro stesse da catene. I cordoli in legno andranno rifatti e contribuiranno anch'essi alla solidità dell'edificio.

Queste prime considerazioni intuitive hanno l’obiettivo di limitare i gravi problemi statici che interessano l’edificio.

 

 

   

La villa romana di Santa Maria si trova nella sponda meridionale occidentale del lago di Garda, fascia in cui sono state ritrovati numerosi reperti archeologici analoghi al manufatto preso in analisi.

È da sottolineare il possibile rapporto tra le “Grotte di Catullo” e la Villa di Santa Maria perchè è stato ipotizzato che alle terme casalinghe della Villa castiglionese giungesse l'acqua sulfurea di Sirmione. Nel corso dei secoli, a causa delle coltivazioni agricole, i rivi sono stati deviati e per questo l'acqua che raggiunge la località di Santa Maria non è più quella termale dell'epoca romana.

Un’altra villa della zona per certi aspetti assimilabile a quella da noi analizzata è la Villa di Desenzano (BS).Se si fanno dei raffronti con i mosaici di Santa Maria si può notare che i metodi di rappresentazione delle cornici a treccia e degli elementi decorativi presentano delle somiglianze.

Ultimo esempio considerato per quanto riguarda le ville del circondario è la Villa delle Mansarine di Monzambano (MN) assimilabile alla Villa di Santa Maria per la sua collocazione lungo l’anfiteatro morenico e per la tipologia costituita da pars urbana e una pars rustica.

Riprendendo la divisione tipologica delle ville in base alla loro collocazione all’interno delle centurie si può vedere che la villa di Santa Maria si trova su uno dei vertici delle centurie e che inoltre è in diretto collegamento col centro del paese definito da cardo e decumano.

La villa si presenta composta di sei vani con due tipologie di pavimentazioni musive a tessere bianche e nere. Una presenta una decorazione geometrica: all'interno di una treccia sono racchiuse delle stelle a otto punte alternate da quadrati e triangoli che, per effetto ottico, creano figure solide. Questo genere di decorazione era diffuso in età adrianea.

L'altra pavimentazione musiva presenta invece una decorazione figurata: Bacco a cavallo di una pantera, una pantera che azzanna un frutto, diversi uccelli tra cui una civetta ed un trampoliere, fiori, pampini ed uva.


 

 

   

Gli elementi di copertura della Villa sono ancora quelli usati durante gli scavi del 1995-98 pensati come provvisori, senza alcuna valenza architettonica, senza pensare alla valorizzazione del luogo, ma solo alla sua protezione dagli agenti atmosferici o dalla presenza umana.

Si prevede che sia il Convento che la Villa possano richiamare un nutrito numero di persone.

 Per quanto riguarda il convento esso può essere inserito all’interno del ciclo di pellegrinaggi che hanno come oggetto San Luigi, patrono mondiale della Gioventù. Un ristretto gruppo di persone potrebbe soggiornarvi fruendo degli spazi dedicati all’uso foresteria

La Villa può essere inserita all’interno di circuiti di visita a tema archeologico, il cui valore è rafforzato anche dalla sorgente di probabile fattura etrusca presente nel sottosuolo del convento.

Ciò che si vuole far notare è che le due presenze, Villa e Convento, collaborano ad aumentare l’una la capacità ricettiva dell’altra.

La copertura della villa di nuova realizzazione ha un’importante valenza architettonica ed è stata studiata anche per fungere da elemento attrattivo. È visibile infatti sia dalla strada statale che collega Castiglione delle Stiviere a Desenzano, sia dalle colline dei dintorni.

L’accostamento tra vecchio e nuovo è reso delicato dalla leggerezza della copertura che sembra fluttuare, con le sue ali, sui sottili pilastri in acciaio. Si è infatti scelto un materiale molto leggero, il policarbonato espanso, che, nonostante la sua trasparenza, grazie agli alveoli della struttura, è in grado di filtrare parte della luce conferendo all’interno un’atmosfera suggestiva, rafforzata dall’effetto di luce e ombra conferito dai listelli lignei, posti lungo i lati corti.

Prima di iniziare il progetto di restauro e fruizione della Villa ci si è informati su quali degradi le stesse strutture di protezione possano fomentare o addirittura causare descritti molto bene in una recente pubblicazione da Luigi Marino.

In fase di progetto gli aspetti ambientali del vento sono stati arginati, sui lati corti, ovvero quelli non già riparati dalla presenza del convento, tramite l'utilizzo di lamelle di legno che ne frenano la potenza, ma che consentono comunque il circolo dell'aria. Gli stessi pilastri che sorreggono le travi di copertura sorreggono anche la passerella secondo uno studiato sistema di aggancio in modo da ridurli al minimo.

La copertura è stata studiata in modo che non interferisse o rovinasse il blocco d'ingresso risalente alla chiesa del convento, ma in modo che collaborasse con esso nella protezione dei mosaici sottostanti. Si è quindi pensato ad una copertura affiancata alle murature esistenti, in grado di raccogliere le acque di scolo della copertura esistente.

Il percorso si snoda lungo tutti i mosaici ritrovati per permetterne la piena visione e termina a livello del terreno di fronte all'attuale ingresso del convento, mettendoli così in relazione.

 Come filtro tra l'esterno e la zona dei mosaici si è pensato ad una lama d'acqua che segni sul terreno un confine, ma che visivamente non interrompa la prospettiva dal convento alla villa e viceversa. Questa lama d'acqua è costituita da una vasca d'acciaio inserita nel terreno, e quindi facilmente removibile se ve ne fosse bisogno, al cui interno vi sono dei ciottoli morenici, a richiamare il territorio circostante e le stesse murature del convento e dei resti della chiesa conventuale.

PERCORSO TURISTICO PERCORSO PER DIVERSAMENTE ABILI

   

Si accede al convento passando attraverso la villa romana. Il primo impatto che si ha col convento è dato dal bellissimo loggiato che viene percorso interamente fino a raggiungere la zona accoglienza e da qui ci si dirige all'antica sorgente posta nel sottosuolo. Il percorso in questa zona è stato leggermente sopraelevato tramite l'uso di passerelle, che richiamano nei materiali e nella tipologia costruttiva quelle della villa, affinché nei momenti di livello alto dell'acqua della sorgente si possa comunque permettere la visita.

La passerella è comunque totalmente removibile perché è semplicemente appoggiata su dei piedini con base in neoprene.

Tutte le zone espositive, sia all’interno del convento che della villa romana sono pensate per essere conformi tra loro. In particolare si è preso spunto dagli allestimenti “appesi” di Franco Albini. Nella villa romana i pannelli espositivi, quindi, penderanno direttamente dalle travi della copertura evitando così di andare ad occupare ulteriormente il terreno dello scavo. Nel convento invece verranno costituite delle maglie di cavi d’acciaio a cui si appoggeranno i sostegni dei pannelli che consentiranno così di lasciare liberi sia i soffitti e le volte che le pareti.

 Il percorso dei diversamente abili è stato studiato in modo da permettere l’accesso a tutte le stanze a tutti i livelli.

Si è dotato l'intero complesso dei servizi necessari. Per evitare di dover compiere eccessive opere idrauliche che avrebbero intaccato l'edificio storico si è ricorsi all'uso dei “bagni a depressione” che hanno una pedana di circa 20 cm in cui sono inserite tutte le tubature. Si sono progettati anche bagni a depressione per disabili dotati di rampe con pendenza indicata da normativa.

Al piano primo ci sono inoltre quattro stanze dedicate all'uso foresteria.

Si è voluto anche curare l'esterno del convento. A questo proposito, vista la connotazione agricola che hanno i terreni circostanti, si è indagato tramite immagini d'epoca e si è pensato di ristabilire un disegno del paesaggio che ha caratterizzato il luogo per lungo tempo.

Lungo tutto il territorio morenico la coltivazione a filare della vite è diffusa fin dai tempi della colonizzazione romana e, secondo quanto detto da Columella parlando delle ville romane nel trattato “De re rustica”: “Altri colli siano poi, rivestiti di uliveti, di vigneti e dei loro frutti sostegni”è sostenibile l'ipotesi che già ai tempi della villa romana potesse esservi in loco un vigneto.

In questo lavoro sono stati proposti i primi e repentini interventi di cui il convento necessita. Si sono toccati tutti gli aspetti fondamentali quali il degrado materico e strutturale, e lo si è fatto avendo ben presente la storia che caratterizza l'intero sito. Il progetto di restauro è stato redatto secondo delle chiare linee conservative che permettono di non alterare il manufatto, né nella forma né nella materia, e di mantenere ogni trasformazione come un segno del tempo. Anche per quanto riguarda l'interno dell'edificio si è seguita la stessa linea: sono stati operati dei minimi cambiamenti che non ne hanno comunque alterato l'assetto formale e storico e che però consentono che esso sia visitabile da tutti abbattendo le attuali barriere architettoniche.
     

 in collaborazione con Arch. Cinzia Perghem