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http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/30/Nel_giardino_dei_limoni_co_0_20130830_de735c0e-1134-11e3-8766-7d981d7e4b4a.shtml

PROJECT

     Tra le alte e scoscese montagne del Parco Alto Garda e la morfologia della singolare riviera gardesana si inseriscono strutture architettoniche eccezionali capaci di creare una cornice unica nel suo genere: i Giardini di Limoni.
Il territorio, già ricco di storia, arte e cultura , acquisisce una valenza aggiuntiva grazie alla presenza delle Limonaie che caratterizzano i paesaggi costieri dal punto di vista architettonico, urbanistico e paesaggistico. 
La presenza di questa realtà testimonia la bellezza e l’unicità della cultura agricola zonale definendo lo sviluppo commerciale ed economico sviluppatosi dalla metà del ‘500 passando dal massino splendore del XIX secolo fino al declino dei giorni nostri.
Nonostante l’abbandono, per una serie di motivazioni, della coltura del limone rimane l’involucro essenziale in cui tutto si creava che ci rimanda al ricordo di un tempo non troppo lontano, ma ricco di odori, sapori e tradizioni.
In sintesi, la limonaia è un capolavoro che lega funzione produtiva a quella di difesa del suolo attraverso dettagli e tecniche perfette, è una stuttura complessa composta da elementi distinti e separati, ma allo stesso tempo legati  ad un unico apparato architetonico.

  Lago di Garda: Clima ideale per i Limoni
I limoni, grazie alle loro caratteristiche, sono da sempre un frutto basilare della tradizione mediterranea.
Questa coltura considerata piuttosto complessa necessita di clima temperato, di un’accurata protezione dagli agenti atmosferici e di particolari attenzioni e cure da parte dei contadini.
La conformazione della riviera gardesana, grazie alla presenza del lago e delle alte montagne che fanno da barriera contro i venti freddi, ha permesso lo sviluppo di questa coltura unica nel suo genere.
L’esposizione a Sud Est e gli accorgimenti architettonici hanno reso possibile la creazione di serre di limoni nella zona più a Nord del mondo.
Le prime presenze di agrumeti, portati dalla riviera ligure, sul lago di Garda furono rilevate nel corso del XIII secolo grazie ai frati del convento di San Francesco di Gargnano.
Questa coltivazione si mantenne nei secoli passando da tradizioni monasteriali durante il XIV secolo fino alle grandi famiglie di agricoltori e contadini che esaltarono il limone sia dal punto di vista economico sia da quello commerciale permettendo una distribuzione in scala nazionale ed internazionale.

  Le tecniche di coltivazione dei Limoni
Le piante di limoni per produrre frutti hanno bisogno di molta cura, resa possibile mediante l’utilizzo di tecnologie agricole sofisticate e attenzioni mirate alla costruzione dell’intero organismo strutturale.
I limoni prima di essere trapiantati all’interno di una campata della limonaia venivano lasciati in un vivaio nei primi 6 o 7 anni di vita. Dopo la disposizione e la concimazione con letame di bue o cavallo ridotto in polvere di carbone potevano essere irrorati con solfato di rame e oli minerali.
La maturazione era annuale e portava i suoi frutti, circa 500/600 limoni, in due periodi distinti, maggio e luglio.
La morfologia dei luoghi ha reso necessario un terrazzamento dei territorio di circa 4 metri, le cole, diviso in campate di 16/20 mq definite da 2 pilastri posti sulla sommità del muro frontale.
Nelle prime limonaie ogni campata aveva un passaggio pedonale di servizio lungo quanto la cola adiacente alla base del muro, in modo tale da costringere la pianta a svilupparsi orizzontalmente.
Nelle limonaie moderne, grazie al perfezionamento della struttura del tetto e all’accurata areazione, le piante potevano svilupparsi verticalmente così da non essere una in un campo, ma di più in una stessa campata.
A fare da protezione si ergeva la grande massicciata muraria che con la sua dentellatura di pilastri segnava l’andamento del territorio.

  Il microclima della Limonaia
Un’altra caratteristica della limonaia, affiancata a quella strutturale, riguardava i metodi di riscaldamento, i quali venivano utilizzati in maniera differente in base a necessità e periodi.
Nelle stagioni invernali la struttura architettonica della limonaia già predisposta per un’accurata e corretta protezione, veniva chiusa tramite elementi fissi e mobili che permettevano alla pianta di sopravvivere nonostante le temperature rigide.
Il clima all’interno della limonaia era fondamentale, infatti nei giorni più caldi questi elementi venivano aperti per far entrare il calore, in quelli più freddi invece, si accendevano fuochi, stufe in epoche più recenti, che permettevano di mantenere un livello termico medio.
L’apertura e la chiusura avveniva in periodi ben definiti, la prima  verso la fine di marzo, in base alla migrazione di uccelli come il cadirosso e l’averla, la seconda intorno al 25 novembre, onomastico di Santa Caterina, giorno in cui tutti i lavori dovevano essere conclusi.
Nelle stagioni estive la limonaia veniva spogliata da tutti gli elementi di copertura, lasciando spazio ad uno scheletro simile alle rovine dei templi antichi.
Tutto il materiale veniva trasportato in una zona annessa al complesso, il casello, definito da una tipologia precisa in modo da facilitare la lavorazione ai contadini.
  Altra funzione fondamentale consisteva nella raccolta di acqua in cisterne (fontanù) scavate nel pendio in posizione dominante rispetto alla cola. Questo passaggio, legato all’irrigazione delle piante, era facilitato ulteriormente dalla disposizione di canalette di tufo lungo i muri, le quali permettevano la distribuzione di acqua nei vari piani del giardino.
Ora tutte queste tecniche non sono più utilizzate poichè la produzione è notevolmente diminuita per non dire cessata a causa della scarsa rendita economica e della difficile lavorazione, la quale richiedeva tempi di rendita e di lavoro troppo lunghi e faticosi.
Pochi appassionati e privati hanno cercato di mantenere la tradizione della limonaia preservando l’attività originaria e conservandone struttura e tipologia.
In altri casi invece le limonaie hanno preso un’impronta differente diventando delle residenze, trasformando i caselli in zone residenziali e le cole in giardini con piscina.
Durante gli anni ‘80 è emersa una sensibilizzazione verso questi singolari manufatti, i quali grazie ad incentivi statali, regionali e di vari enti hanno contribuito alla ristrutturazione delle principali limonaie in modo da creare veri e propri musei atti a riportare alla luce il grande patrimonio e la tradizione unica della riviera gardesana.

  Bezzuglio: un insieme di Limonaie
Grazie a vantaggi bioclimatici e alla perfetta esposizione Bezzuglio sorge come un paese basato sulla coltivazione di limoni.
Le famiglie del territorio, la più nota e prolifica la famiglia Cipani, sviluppò una serie di orangerie che permisero un notevole incremento economico e commerciale creando allo stesso tempo una testimonianza storica, culturale ed architetonica senza eguali.
Le limonaie di Bezzuglio, uniche per quanto riguarda il loro posizionamento e microclima, svilupparono un sistema d’irrigazione mai rilevato all’interno di altre limonaie gardesane. Questo sistema permise, attraverso canalette bene permeabilizzate scavate direttamente nel muro divisorio con fori all’interno dei pilastri, un’irrigazione ottimale mediante ruscelli e fontane.

  Questa sintetica ricerca non è solamente una raccolta di nozioni storiche e tecniche, ma è un mezzo per sensibilizzare le persone riguardo a una realtà a loro molto vicina.
L’oggetto è finalizzato a mantenere la tradizione e portare alla luce manufatti unici, spiegando allo stesso tempo le motivazioni architettoniche, pratiche e le scelte strutturali ben definite da parte dei contadini.
L’insieme di tutte queste particolari caratteristiche, la morfologia del territorio e l’accurata ricerca architettonica hanno definito e di conseguenza avvalorato la realtà della riviera gardesana, disegnando un paesaggio senza eguali.